mercoledì 23 settembre 2015

Gli schiavi del tempo




 Vi siete mai chiesti qual è la cosa più preziosa che possedete? Il denaro, i vostri figli? Oggetti di valore? Cos'è che per voi rappresenta la ricchezza?
In questi giorni ero in vacanza e ho fatto diverse riflessioni.
Ho riflettuto a lungo perché ne avevo il tempo. Uscita dal vortice della quotidianità mi sono resa conto che mi sentivo disorientata. Ero contenta certo, perché il livello di stress aveva raggiunto limiti improponibili, ma il fatto di non essere sottoposta a doveri continui mi ha dato modo di avere una cosa che non ho mai: il tempo.
Il tempo se ci pensate, è una convenzione. Lo scandire delle ore, dei minuti, dei momenti, il continuo guardare l'orologio, gli appuntamenti sono una convenzione dettata dall'uomo cosiddetto civile.
Il pensiero africano (mi riferisco ai gruppi tribali) è nettamente diverso. Gli appuntamenti sono approssimativi: "Ci vediamo quando il sole è allo zenit" - oppure -  "Arriverò quando l'ombra della pianta punterà verso nord".
Considero allora il tempo come una gabbia, una prigione, come qualcosa che mi costringe a sottostare a leggi che non riconosco e alle quali mio malgrado mi devo attenere.
Quando si parla di 'tempo libero'  si parla di qualcosa che dovrebbe essere un diritto acquisito. Il tempo dovrebbe essere tutto libero e dovrebbe essere utilizzato nel miglior modo possibile, sfruttato per evolversi e progredire, per fare ciò che ci piace, per leggere, pensare, studiare, inventare cose nuove e per creare.
Creare il proprio sogno di vita.
L'auto che ti supera per guadagnare un metro (salvo poi essere costretta comunque a rimanere ferma in fila), il furbo che in coda al supermercato ti passa davanti, quello che cammina sempre di corsa come se avesse ogni minuto di ogni giorno un improrogabile impegno, tutti ma proprio tutti viviamo come se quel secondo guadagnato fosse questione di vita o di morte.
In realtà poi come lo utilizziamo? Inebetendoci davanti ad uno schermo, ingollando qualsiasi porcheria ci venga propinata? A cosa ci servono quegli attimi guadagnati?
Nella nostra società invece parliamo di 'ritagli di tempo'. Come fosse qualcosa da doversi in qualche modo procurare e non un diritto. Siamo talmente immersi nel mare della vita veloce da non accorgerci del bene più prezioso che abbiamo come diritto di nascita. 
Anna Ledda

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