Vi siete mai
chiesti qual è la cosa più preziosa che possedete? Il denaro, i vostri figli?
Oggetti di valore? Cos'è che per voi rappresenta la ricchezza?
In questi
giorni ero in vacanza e ho fatto diverse riflessioni.
Ho riflettuto a
lungo perché ne avevo il tempo. Uscita dal vortice della quotidianità mi sono
resa conto che mi sentivo disorientata. Ero contenta certo, perché il livello
di stress aveva raggiunto limiti improponibili, ma il fatto di non essere
sottoposta a doveri continui mi ha dato modo di avere una cosa che non ho mai:
il tempo.
Il tempo se ci
pensate, è una convenzione. Lo scandire delle ore, dei minuti, dei momenti, il
continuo guardare l'orologio, gli appuntamenti sono una convenzione dettata
dall'uomo cosiddetto civile.
Il pensiero
africano (mi riferisco ai gruppi tribali) è nettamente diverso. Gli
appuntamenti sono approssimativi: "Ci vediamo quando il sole è allo
zenit" - oppure - "Arriverò quando l'ombra della pianta punterà
verso nord".
Considero
allora il tempo come una gabbia, una prigione, come qualcosa che mi costringe a
sottostare a leggi che non riconosco e alle quali mio malgrado mi devo
attenere.
Quando si parla
di 'tempo libero' si parla di qualcosa che dovrebbe essere un diritto
acquisito. Il tempo dovrebbe essere tutto libero e dovrebbe essere utilizzato
nel miglior modo possibile, sfruttato per evolversi e progredire, per fare ciò
che ci piace, per leggere, pensare, studiare, inventare cose nuove e per
creare.
Creare il
proprio sogno di vita.
L'auto che ti
supera per guadagnare un metro (salvo poi essere costretta comunque a rimanere
ferma in fila), il furbo che in coda al supermercato ti passa davanti, quello
che cammina sempre di corsa come se avesse ogni minuto di ogni giorno un improrogabile
impegno, tutti ma proprio tutti viviamo come se quel secondo guadagnato fosse
questione di vita o di morte.
In realtà poi
come lo utilizziamo? Inebetendoci davanti ad uno schermo, ingollando qualsiasi
porcheria ci venga propinata? A cosa ci servono quegli attimi guadagnati?
Nella nostra società invece parliamo di 'ritagli di
tempo'. Come fosse qualcosa da doversi in qualche modo procurare e non un
diritto. Siamo talmente immersi nel mare della vita veloce da non accorgerci
del bene più prezioso che abbiamo come diritto di nascita.
Anna Ledda